Ghirardato e le "canzoni senza inganno"

Sabato prossimo a Savoia di Lucania il concerto nell’ambito del “Faber Fest” (di Carlo Pecoraro). SAVOIA DI LUCANIA. Saranno canzoni di libertà. Che attraversano i cambiamenti della società e narrano delle atrocità dei conflitti. Un percorso sonoro che impasta lingue e terre diverse, dalla Prussia di “Zogen einst fünf wilde Schwäne” al Sudamerica di “Sólo le pido a Dios” di León Gieco che Mercedes Sosa ha reso immortale alla Francia di Boris Vian con “Le deserteur” in Italia tradotta da Fossati, ma qui cantata in francese. C’è Lennon e Dylan, c’è De Andrè e Capossela. Un evento unico che sabato prossimo, nel castello di Savoia di Lucania, farà ritornare il “Faber Fest” dedicato al grande cantautore italiano Fabrizio De Andrè. Un tema attuale, quello scelto nel suo viaggio sonoro dal maestro Carlo Ghirardato che accompagnato da Rod Mannara, interpretrà «canzoni senza inganno» che hanno saputo raccontare, e spesso anticipare, l’inganno dei conflitti. Che ancora oggi sacrificano intere popolazioni al dolore delle guerre.

Due chitarre nella terra dell’anarchico Giovanni Passannante che proprio Ghirardato ne ha narrato le gesta in un brano “Ode al Passannante”. Una storia, quella del Passannante, raccontata nei libri dell’editore salernitano Galzerano. Nella lunga scaletta trovano spazio anche le composizioni di Ghirardato – tra gli interpreti più veri in Italia di De Andrè – da “Cantar Fabrizio” a “Canta Mimì” dedicato alla straordinaria Mia Martini fino alla rilettura di un testo del poeta tedesco Heinrich Heine, “Wo?”.

L’evento sarà aperto da un video di Tommaso Vidus Rosin che nel 2007 partecipò alla sepoltura (sottoforma di protesta) dell’anarchico di Savoia di Lucania e attraverso alcune illustrazioni racconterà la storia di Passannante. Nella fitta scaletta del concerto, Ghirardato rispolvera “Stelutis Alpinis” di Francesco De Gregori “Reginella” e “’O surdato ’nnammurato”, la bellissima “Universal soldier” di Donovan oltre ovviamente alle immancabili ballate di Faber, da “Terzo intermezzo”

a “La ballata dell’eroe” fino alla più conosciuta “La guerra di Piero”. Un concerto dedicato anche al Sud, ai suoi eroi mancati, alle sue sconfitte. Un viaggio sonoro che protegge anche e soprattutto una memoria di una terra costretta a cambiar nome.

Fonte: La città di Salerno

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